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Da un punto di vista biologico, il riso è un cereale, come lo sono l’orzo, il farro e il grano, ma rispetto a questi, la sua resistenza, la capacità di adattamento a diversi climi, la facilità di coltivazione e il suo apporto nutritivo hanno fatto si che si diffondesse rapidamente in tutto il mondo.

Le prime tracce di sviluppo affondano nel Sud Est Asiatico, dove temperatura, umidità e una gran quantità d’acqua ne hanno favorito la crescita.

Ne esistono molte varietà al mondo, ma possiamo dividerle in due grandi famiglie: lo Japonica, che si è sviluppato a nord della catena dell’Himalaya, e l’Indica, che si è sviluppato a sud. A prescindere dalla zona, in Asia, ogni aspetto religioso, sociale, militare e politico è permeato dal riso, ma come  è arrivato da noi?


Risaie in Indonesia - Bali

La diffusione del riso verso Occidente inizia solo dopo millenni, passando per la Mesopotamia e arrivando in Europa come prodotto alimentare con Alessandro Magno nel IV secolo: dalla Palestina, dalla Cisgiordania e dalla Siria, la coltura del riso arriva in Egitto, che porterà questo cereale a diffondersi anche nel vecchio continente.

Se è certo che siano gli arabi a portare il riso in Spagna, le ipotesi sul suo arrivo in Italia sono diverse.

Per quanto fosse conosciuto dai romani, che usavano il riso come spezia o per scopi terapeutici, la sua introduzione come alimento è ancora incerta.

Le ipotesi più fondate seguono le antiche direttrici militari e commerciali che attraversavano il nostro Paese: secondo alcuni sono stati gli stessi arabi che portarono il riso in Spagna a portarlo anche in Sicilia, intorno all’anno Mille, consentendone poi la diffusione verso il Nord Italia. Per altri il riso arriva a Napoli con gli Aragonesi, mentre la terza ipotesi vede i mercanti veneziani importare il riso dall’estremo Oriente. A prescindere da quale strada abbia seguito, è proprio in questo periodo che il riso inizia a essere utilizzato come vero e proprio alimento.

La vera svolta è però l’inizio della coltivazione estensiva nel XV secolo, in Lombardia e Piemonte, ad opera degli Sforza che sfruttano le acque dei primi canali per irrigare le prime risaie (la prima fonte documentale sulla coltivazione del riso in Italia è del 1475).


Risaie nel vercellese - Livorno Ferraris

La scelta di coltivare riso è semplice: è un cereale che nutre e sazia, e la quantità che si può produrre per ogni ettaro di terreno è molto più elevata del grano. La disponibilità di acqua proveniente dalle Alpi consente poi di costruire una rete di canali di irrigazione che portano ad un rapido sviluppo di questa coltivazione: per la fine dell’800 gli ettari coltivati a riso saranno oltre 250 mila.

Nelle zone intorno alla Tenuta Colombara, un passo importante per la produzione risicola è la costruzione del Canale Cavour, un grande sistema di irrigazione che nasce su impulso del conte di Cavour, Camillo Benso, senz’altro più noto come primo Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana che come appassionato di riso e risotti (tanto da avere una sua ricetta preferita).


Risaie alla Tenuta Colombara, casa di Riso Acquerello

È quindi l’abbondante disponibilità d’acqua proveniente dall’arco alpino la grande fortuna della coltivazione del riso nel Nord Italia, e in particolare in Piemonte, dove si coltiva più del 50% del riso di tutto il Paese (dove, a sua volta, si coltiva più del 50% del riso di tutta Europa).

Oggi la zona vercellese è ormai riconosciuta come capitale europea del riso e considerata il centro più importante per la ricerca scientifica e la cultura di questo cereale.



Bibliografia

Risotto, storia di un piatto italiano - Alberto Salarelli

Le vie del riso - Alessandria Calzecchi Onesti

https://www.risoitaliano.eu/la-storia-del-riso/

https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/minisiti/alimentazione/sezioni/origini/articoli/riso.html

https://www.ilpost.it/2021/03/27/riso-italia-storia/

https://www.enterisi.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17299&idArea=17395&idCat=17304&ID=17304&TipoElemento=categoria